Lake Garda - Sport & outdoor
Inizio dalla fine: praticamente casa non la vedi più. Casa diventa il posto dove lavori, prima Cagliari poi Auckland e quindi quella sì, è una rinuncia grande. La cosa a cui tutti devono essere pronti. Le persone che lavorano nella coppa o spostano le famiglie o accettano di vedere meno gli affetti. Quindi sicuramente da un punto di vista emotivo e psicologico questo è un impatto che bisogna considerare prima di buttarsi in un progetto del genere.
L’America’s Cup è un progetto molto lungo e sicuramente particolare perché dura 4 anni che poi diventano quasi subito tre perché prima di iniziare a navigare già un anno se ne è andato, almeno per noi velisti o comunque per i membri del sailing team. Per i designer invece il progetto inizia dal primo giorno ed è un progetto molto particolare perché per quasi 3 anni ti alleni, sviluppi e non competi mai.
Rispetto ad una campagna olimpica, durante la quale competi continuamente e quindi hai un reality check continuo, l’America’s Cup è un progetto dove sei un po’ al buio, al netto di un po’ di spionaggio rivolto al lavoro degli altri team per cercare di capire a che punto sei rispetto ai competitor. La realtà è che finché non ti confronti con gli altri, non lo sai.
In questo particolare caso la prima occasione è stata proprio appena prima delle regate, perché causa Covid, non siamo riusciti ad incontrare gli equipaggi prima dell’America’s Cup. Sul piano tecnico è un continuo sviluppo che non si ferma nemmeno durante le regate, è una cosa particolare!
Perché mentre nelle altre barche, tu arrivi ad un certo livello tecnico e con quello affronti la regata, cerchi quindi di performare con quello che hai, in Coppa America non puoi! Devi continuare a sviluppare anche mentre gareggi quindi c’è parecchio lavoro.
Sul piano fisico meglio chiedere ai grinder, sicuramente è molto impegnativo. È una preparazione come negli sport fisici: deve partire da lontano e deve guardare sia ad una ottimizzazione della performance fisica, sia a preservare i velisti in modo che non si facciano male durante lo svolgimento della campagna. Questo potrebbe pregiudicare le uscite in mare, ore in acqua preziosissime per ottenere la massima performance.
Il sogno è quello di aver fatto una Coppa America perché da bambino ho iniziato ad andare in barca proprio grazie alla America’s Cup: nel momento in cui arrivi ad una cosa che ti ha ispirato così tanto è appunto un sogno di per sé. Detto questo penso che la vera realizzazione sia poi di vincerla la Coppa America e portarla in Italia, dato che non è mai stato fatto. Quindi spero di poterci riuscire!
È vero la Coppa America incredibilmente unisce tutti! È enorme la quantità di persone che si sveglia la notte per vedere le regate: ringrazio le persone che ci scrivevano, che ci sostenevano, che hanno veramente seguito con il cuore la competizione. Adesso bisogna aspettare per sapere come evolverà in futuro: tante volte la coppa cambia del tutto tra una edizione e l’altra, speriamo questa volta ci sia una continuità.
Per tutto il periodo di allenamenti, sia con Umberto in 49er che con Andrea, sia in 49er che con l’equipaggio monegasco di Malizia nel circuito GC32, abbiamo usufruito parecchio della disponibilità del Residence Centro Vela: è stato sempre il nostro punto di partenza al Lago di Garda.
Ogni volta che dovevamo venire a fare allenamento, e ne abbiamo fatti tanti, o a trascorrere semplicemente delle settimane, il Residence Centro Vela è sempre stato il luogo perfetto: sia logisticamente, sia perché ci siete voi che ci fate sentire sempre bene accolti.
Come dicevo prima, tante volte si è lontani dalla famiglia e avere degli amici, avere un pezzettino di famiglia anche lontano da casa, aiuta sempre! Grazie mille per il vostro supporto. Sono certo che continueranno ad allenarsi e crescere qui tanti nuovi campioni della vela.
Al Residence Centro Vela siamo aperti tutto l'anno!
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